MUSEO REGIONALE INTERDISCIPLINARE DI MESSINA

 
Sala dei caravaggeschi

Il MuMe ospita opere dei più grandi Maestri della storia dell’arte italiana. Oltre alla Resurrezione di Lazzaro, in cui Caravaggio dipinge se stesso, sono esposti quadri di Antonello da Messina e Annibale Carracci, e la statua originale della fontana del Nettuno di Giovanni Angelo Montorsoli.

 

Il Museo Civico Peloritano, istituito nel 1806, inizia la sua collezione con una dotazione di dipinti dal XIV al XVIII secolo che in precedenza erano stati di proprietà del Senato messinese. Il terribile terremoto del 1908 distrugge la sua sede, che si trovava presso l’archivio notarile di Messina; la realizzazione di un nuovo edificio viene affidata all’architetto Francesco Valenti, futuro Soprintendente ai Monumenti della Sicilia. Il progetto contiene un concetto di riabilitazione architettonica molto moderno, che prevede il riutilizzo dell’ex monastero basiliano di San Salvatore dei Greci e la riconversione dei locali dell’ottocentesca filanda Barbera-Mellinghof. Dopo complesse vicende burocratiche e progettuali, il Museo viene nuovamente trasferito, e nel 2017 è riaperto al pubblico in un complesso di nuova costruzione nella stessa area.

 

All’interno del MuMe, il percorso espositivo segue un ordine cronologico sottolineato da codici colore. La prima area è archeologica, e presenta manufatti preistorici e opere di periodo ellenistico e romano. Nelle sale successive sono esposti i dipinti dal Medioevo in poi: oltre ai due capolavori del Caravaggio, si possono ammirare opere di grandi Maestri come Antonello da Messina (Polittico di San Gregorio e Madonna col Bambino benedicente e un francescano in adorazione), Annibale Carracci (Santa Lucia), Girolamo Alibrandi (Giudizio Universale), Giovanni Angelo Montorsoli (la statua originale del Nettuno, in stile michelangiolesco, che faceva precedentemente parte del complesso scultoreo della fontana monumentale di Piazza dell’Unità d’Italia a Messina).

 

Le avventure di Caravaggio: da Malta alla Sicilia

Inseguito da una condanna a morte pontificia, Caravaggio si imbarca da Napoli per Malta, dove riesce a diventare Cavaliere dell’Ordine della Croce di Malta – un privilegio raro – e a essere imprigionato con l’accusa di avere ferito un Cavaliere di rango superiore. Tutto questo nel breve spazio di due anni. Fuggito dal carcere di La Valletta, si rifugia in Sicilia, dove soggiorna e prosegue la sua produzione artistica tra il 1608 e il 1609. A Messina dipinge la Resurrezione di Lazzaro (il pittore stesso si sarebbe autoritratto in quest’opera come l’uomo con le mani giunte dietro l’indice di Cristo) e l’Adorazione dei pastori (una “Natività povera” ambientata in una stalla, con Maria distesa a terra che regge il bambino in grembo). Entrambe le opere, da poco restaurate, sono esposte al Museo Interdisciplinare Regionale di Messina.

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