ABITATO BIZANTINO DI GANZIRRI

 
Resti dell'abitato

L’abitato tardoromano-bizantino di Ganzirri costituito da nove edifici; tomba a fossa; inumazione di infante entro anfora LRI (tra la fine del IV ed il VII secolo d.C., fino agli inizi dell’VIII secolo d.C.).

 

La Preistoria è un periodo che per la gran parte delle persone risulta fumoso, sfuggente, e non potrebbe essere altrimenti. Tuttavia le varie ricerche nel panorama mondiale hanno sempre più empito le pagine vuote della storia umana e lo stesso è avvenuto per Messina, che vanta un’origine ancora più remota di quella usualmente invocata (757 a.C.). La Preistoria peloritana è materia vista con i propri occhi e che egli stesso in prima linea ha potuto investigare e studiare, perciò abbiamo voluto discuterne assieme per offrirvi una veduta su quest’argomento: ecco qui per voi quanto emerso dalla nostra conversazione (resa nell’alternanza tra grafia regolare e corsiva).

 

Le prime tracce di frequentazione umana nell’area dello Stretto risalgono in Calabria al Paleolitico superiore, con il ritrovamento della mandibola neanderthaliana di Archi ritrovata da Adolfo Berdar e studiata da Aldo Giacomo Segre e Antonio Ascenzi. Sul versante siciliano dello Stretto invece i ritrovamenti più antichi sono databili al tardo Neolitico, con le ceramiche e l’industria litica ritrovata nelle dune tra Ganzirri e Capo Peloro – informazioni dettagliate sono reperibili nella pubblicazione Eneolitico di facies Piano Conte a Ganzirri (Messina) di Franz Riccobono, Laura Bonfiglio e Italo Biddittu in Sicilia Archeologica.

 

Il primo insediamento intorno al porto falcato è databile tra la prima e la tarda Età del Bronzo (2500-1050 a.C. circa, in Sicilia). Il primo ritrovamento in strato avvenne presso l’isolato 172 del piano regolatore, fronte Via XXVII Luglio, nel 1967 a opera dei ricercatori del Circolo Archeologico Codreanu (poi confluito nell’Associazione Amici del Museo di Messina), gruppo che ha operato oltre sessanta ritrovamenti in ambito urbano su incarico a suo tempo affidatogli dal professor Luigi Bernabò Brea, al tempo Sovraintendente alle Antichità della Sicilia orientale, con sede a Siracusa.

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