
Il culto più noto a Camarina è quello della dea Atena, protettrice della città. Ma chi era Atena? Atena era la dea greca della sapienza e della guerra, figlia solo del padre degli dei Zeus, dalla cui coscia nacque, secondo il mito, già armata di tutto punto. A lei i cittadini innalzarono, nel punto più alto della collina, un tempio con una cella in antis ovvero quello schema architettonico nel quale le pareti si prolungano in due ante, racchiudendo in mezzo due colonne.
Il tempio non era circondato di colonne, come accade nella maggior parte dei templi greci di Sicilia, ma era diviso in tre parti, pronaos che dava accesso alla cella, il naos, e l’opistodomos, ovvero la parte posteriore dove spesso si conservava il tesoro del tempio. Costruito in blocchi tutti delle stesse dimensioni ricavati dalla calcarenite locale, sorgeva su un basamento in pietra, detto crepidoma, a tre gradini, e misurava 39.75 x 15.
Del tempio, i cui resti sono visibili nell’area del Museo Archeologico di Camarina, potrete ancora ammirare un bel tratto del muro della cella e l’angolo di nord-est. Atena a Camarina era venerata anche come Atena Ergane, cioè protettrice del lavoro femminile, cosi come documentano alcune statuette ritrovate a Camarina e a Scornavacche, in cui la dea è raffigurata seduta in trono, mentre sostiene in mano una rocca.
I Camerinesi erano devoti anche ad altri dei: è documentato il culto di Artemide, la dea della caccia e della Luna, e di suo fratello Apollo, dio della musica e del Sole. Come in tutte le città greche di Sicilia, una particolare devozione era attribuita a Demetra e Core, le dee madre e figlia che governavano le messi e la fertilità, cui era dedicato un santuario, fuori le mura, verso sud.
Anche la ninfa Camarina, che era raffigurata nelle monete battute dalla città seduta su un cigno, era probabilmente venerata in un santuario, che si trova non lontano dalla “Casa Lauretta” sovrastante il lacus camarinensis, la palude fuori dalla città nella quale aveva sede la ninfa.

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