
Il sito di Cava D’Ispica rappresentava il luogo ideale per una popolazione primitiva che necessitava di difendersi dagli animali e dai nemici. Numerosi reperti preistorici provenienti da Cava Ispica sono oggi conservati in importanti istituzioni museali, tra cui il Museo Archeologico “P.Orsi” di Siracusa, il Museo Archeologico di Ragusa e il Museo Civico di Modica. Questi reperti documentano chiaramente l’esistenza di una stazione protostorica a Cava Ispica, includendo lame, accette di selce, coltelli di ossidiana, vasi di terracotta e altri manufatti.
Le difese naturali del sito includevano una fitta vegetazione e un fiume che scorreva nella valle, creando una barriera naturale e dividendo la Cava in due parti. Inoltre, un massiccio blocco di roccia chiudeva il passaggio verso Ispica, fornendo un ulteriore ostacolo naturale. Successivamente, gli abitanti aggiunsero opere di fortificazione, nota come “muraglia megalitica”, e la zona prese il nome di “Barriera”. Le grotte di Cava Ispica sono datate su un arco temporale di alcuni millenni, con alcune attribuite ai Sicani, che vissero isolati nelle loro forme tradizionali anche durante l’età classica. Molte di queste grotte, tuttavia, sono riconosciute come catacombe del primo cristianesimo, come la “Grotta della Larderia”, abitazioni rupestri e santuari, risalenti al periodo successivo al VI secolo d.C.
Dopo l’invasione dei Siculi, la popolazione di Cava Ispica fondò nuovi insediamenti, tra cui le tombe a forno di “Scalaricotta”. Con l’arrivo dei Greci, alcune città furono conquistate, mentre Cava Ispica rimase indipendente, mantenendo rapporti commerciali anche con i Romani. Le tracce di quest’ultima presenza, tuttavia, sono state in gran parte coperte dalla successiva dominazione bizantina. Durante il periodo bizantino, per sfuggire alle persecuzioni, le popolazioni cristiane si rifugiarono nelle grotte della Cava, creando piccoli luoghi di culto o adattando ambienti esistenti, come dimostrato dalla chiesa rupestre di Santa Maria, la grotta di Sant’Ilarione, la grotta dei Santi e altre. Successivamente, a seguito del terremoto del 1693, parte della popolazione si trasferì a Ispica, e Cava D’Ispica iniziò un lungo periodo di abbandono.
Nella parte settentrionale della Cava, più adatta all’insediamento umano, sono presenti numerose tracce di abitazioni, grotte e necropoli, risalenti dall’VIII secolo a.C. agli inizi del XX secolo. Nella parte meridionale prevalgono postazioni difensive come il “Fortilitium”, una roccaforte naturale che fungeva da sbarramento e difesa dell’ingresso della Cava, chiamata “Forza”. La sua massiccia struttura di calcare resistette all’erosione delle acque del torrente nel corso dei secoli.

SCOPRIAMO I PRIMI ABITANTI DELLA CAVA D’ISPICA
Cava D'Ispica rappresentava il luogo ideale per una popolazione primitiva che necessitava di difendersi da animali e nemici.
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